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A cura di Veronica Berardi

Parlando con i proprietari di cani capita di sentirli raccontare cose involontariamente divertenti.
Un esempio? Il proprietario di un Beagle di due anni dice: “Si, con lui usavo il collare a strozzo..ma tanto tempo fa”. E un altro ancora, parlando della sua cagnolina: “Ma io cosa ne sapevo che i nostriavanzi le avrebbero fatto male? A noi non hanno fatto niente”. Oppure: “Porto fuori il cane due volte al giorno. Penso possa bastare, no?”. Chissà se il signore in questione va in bagno ogni 12 ore… Naturalmente a noi non è dato saperlo. Testare su di sé il brillante piano di urinare due volte in 24h potrebbe improvvisamente accendere nel signore in questione la scintilla della comprensione. Le sue reni e il suo umore non penso ringrazierebbero…. Di cose di questo tipo se ne sentono di continuo e, a differenza di quello che si può pensare, quelle di cui stiamo parlando non sono persone malvagie o senza scrupoli ma proprietari maldestri e disinformati.

Infatti, non ho mai conosciuto qualcuno in grado di affermare (e dimostrare!) di non aver mai commesso errori con il proprio amico a quattro zampe. Quello che davvero conta è ammettere di aver sbagliato. Nel Reparto Scuse un giro ce lo siamo fatti tutti. Chi prima e chi dopo, chi con il primo cane della sua vita e chi con quello attuale. Certo, fare degli errori grossolani adesso che si ha a disposizione un’infinità di mezzi di informazione è un po’ più grave che aver sbagliato in anni in cui la cultura cinofila non si sapeva neppure cosa fosse. Ma ritorniamo al punto: ammettere l’errore e cambiare atteggiamento è ciò che fa la differenza. Da dove iniziare?

Informandosi. Libri, giornali, educatori cinofili, veterinari, allevatori… Mi viene in mente la frase che alcuni amici, lavorando in squadra, erano soliti rivolgere al loro team leader: “Ti seguiremo e faremo tutto quello che ci dirai. Fin quando dirai cose giuste e non cazzate”. Affidarsi a un professionista è giusto. Fidarsi ciecamente, non fare domande per paura di irritarlo, trattarlo da guru e detentore dell’Unica Verità è pericoloso oltre che limitante.

Inoltre, non bisogna dimenticare che i cani hanno delle esigenze soggettive. E’ una cosa così ovvia che sembra strano doverla sottolineare, ma ho notato che c’è chi tende a dimenticarla. Se mi accorgo che mio figlio è sovrappeso, inizio a dargli del cibo diverso per cercare di farlo dimagrire. Se noto che lo sport mi aiuta a rilassarmi, continuo a fare attività fisica. E così via.. A nessuno verrebbe mai in mente di stabilire che tutti gli Italiani, ogni giorno, devono fare le stesse attività, alla stessa ora, con la stessa frequenza… Il mio cane che è sempre stato “pigro” dopo una domenica in montagna passata a passeggiare appare stanco ma felice? Bene, allora forse potrei pensare di includere nelle sue attività quotidiane delle passeggiate più lunghe e in luoghi diversi. Si, lo so che… “tra lavoro e impegni vari sto fuori casa almeno dieci ore al giorno”, però è anche vero che noi dobbiamo essere pronti a dedicare del tempo di qualità al nostro amico peloso. Glielo dobbiamo perché rende la nostra vita felice. Glielo dobbiamo perché lo costringiamo ad accettare tutta una serie di limitazioni (non può fare i bisogni quando vuole, non può andare dove vuole, deve aspettare con pazienza il nostro ritorno, cercare di non abbaiare troppo per non disturbare i vicini, etc..). Glielo dobbiamo perché non possiamo non ricambiare tutto quell’amore e fedeltà incondizionati.

Dal suo punto di vista il “brutto tempo” è una piacevole variazione sul tema (anche perché il mio “nano peloso”, come lo chiamo io, si diverte a camminare e saltare nel bel mezzo delle pozzanghere..non le evita, le cerca!)

Questa mattina pioveva ed io ero già lì a borbottare “Uff..forse dovrei aspettare che smetta di piovere..forse potrei portare fuori il mio cane più tardi. Adesso si bagnerà tutto e dovrò asciugarlo al ritorno…mi toccherà posticipare i miei impegni di una mezz’ora….sono già in ritardo… E se…”. Tralascio il resto del noioso monologo perché erano tutte scuse svanite nel nulla nel momento in cui Calel (il mio amico a quattro zampe) mi ha guardata scodinzolando. E per cosa? Solo perché eravamo nella stessa stanza e ci siamo guardati. E aveva quello sguardo così carico di aspettativa che mi sembrava di sentirlo chiedere con entusiasmo: “Quindi che si fa? Usciamo? Giochiamo con la palla? Dove andiamo?”. Calel aspettava solo che io facessi qualcosa. Nient’altro aveva importanza. Non la pioggia, non quello che lui aveva voglia di fare, non il resto del mondo. Dal suo punto di vista il “brutto tempo” è una piacevole variazione sul tema (anche perché il mio “nano peloso”, come lo chiamo io, si diverte a camminare e saltare nel bel mezzo delle pozzanghere..non le evita, le cerca!). Così alla fine siamo usciti. Lui ha guadagnato una divertente passeggiata. Io ho guadagnato molto di più: sono uscita dimenticando tutto il resto e dedicando tempo di qualità al mio “peloso”. Per oggi niente giro nel Reparto Scuse…

E voi, dove state andando?

Redazione DM.it