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A cura di Elena D’Ambrosio (istruttrice cinofila professionista)

Oggi l’apparire sembra più importante dell’essere e purtroppo questa filosofia ha preso piede anche nella scelta del nostro compagno a 4 zampe.
Da quando l’uomo ed il lupo hanno cominciato a studiarsi e conoscersi hanno legato le loro vite in un lento processo di selezione che ha portato alcuni lupi più di altri ad essere progressivamente sempre più inclini alla vita condivisa con l’uomo. Pian piano il lupo è diventato cane assumendo ruoli specifici nella convivenza con l’amico bipede e di pari passo l’uomo ha cominciato a selezionare le razze in base ad una specifica utilità lavorativa.
I cani cosiddetti “riproduttori” venivano scelti in base alle migliori caratteristiche morfologiche e comportamentali, le più idonee a compiere un determinato lavoro piuttosto che un altro. Tali caratteristiche si sono, poi, sempre più consolidate creando soggetti molto predisposti a certe funzioni.
Dopo anni di selezione si sono distinti i “cani da pastore” (ai quali sono state inibite alcune fasi della sequenza predatoria a vantaggio di una spiccata capacità di svolgere ruoli di guardia o di guida). Questi si dividono a loro volta fra i “guardiani”, piuttosto territoriali, possessivi e solitari e i “conduttori” che agiscono in piena collaborazione con l’uomo.
Vi sono poi razze specificamente selezionate per la guardia e la difesa. Caratteristica dei “cani da guardia” o detti anche “cani allarme” è quella di dare notizia di ogni anomalia attraverso l’abbaio. Si tratta principalmente di razze di piccola taglia. I “cani da difesa”, al contrario tendono ad essere più silenziosi e a comunicare principalmente con i segnali del corpo.
Un altro motivo per cui venivano selezionati i cani è quello della ricerca di ottimi compagni per la caccia e in questo campo troviamo più sottogruppi : i levrieri ed i terrier (selezionati per la rincorsa e la presa), i bassotti (per la caccia nelle tane), i segugi (indirizzati sulle piste), i “cani da punta” (selezionati per individuare le prede, indicarne la posizione puntandole e attendere che l’amico uomo faccia il resto) e i “cani da riporto”.
A questi si aggiungono i “cani nordici” famosi per il traino delle slitte.
Infine, vi sono i “cani da compagnia”, senza un ruolo lavorativo ben determinato se non quello di vivere la normale quotidianità insieme ad una famiglia umana.
Attualmente sono pochi i cani selezionati che effettivamente ancora svolgono le loro funzioni originali. I cinofili però, hanno saputo sfruttare quelle antiche caratteristiche verso i nuovi stili di vita e le nuove esigenze. Sono nati così gli sport cinofili, i “cani da assistenza”, i “cani da ricerca”, “i cani da soccorso” e quelli che collaborano con le forze dell’ordine.
Tuttavia, il destino per la maggior parte dei cani è diventato quello di essere un “cane da salotto”, il che non trova opposizioni se i proprietari si limitassero a scegliere come compagno di vita un esemplare fra le razze “da compagnia” ed invece no! Il cane da adottare, da comprare o peggio da regalare, lo si sceglie molto spesso solo in base alla bellezza fisica e non alle caratteristiche comportamentali di razza. Prima di accogliere un compagno a 4 zampe nella propria casa e nella propria vita una minima percentuale di futuri proprietari cerca una consulenza da parte di educatori cinofili. Un modo di fare che comporta l’emergere di notevoli problemi collegati alla difficoltà di gestione del cane.

Ad esempio il Beagle selezionato per secoli affinchè passasse le giornate a seguire le tracce ed invece acquistato perché è bello avere il cane come quelli salvati da Green Hill e “poi con quei tre colori è proprio carino!”…quel Beagle diventerà un problema per i suoi adottanti perché “passa tutto il tempo col muso per terra!” e perché necessita di tanta attività fisica. Altri, invece, si lamentano del proprio Pincher che, selezionato per “avvisare” in caso di movimenti strani, è stato invece adottato perché è così tenero e piccolo, perfetto per l’appartamento e la borsetta ma … “abbaia troppo!” O ancora: proprietari che comprano Border Collie, cani praticamente instancabili in quanto abili a seguire le greggi e a radunarle che si crucciano di avere un cane che non sta mai fermo e necessita di costante movimento. E alla fine la colpa sembra essere sempre del cane!
A volte, poi, la scelta di un cane viene condizionata dalle mode e allora via ad acquistare Dalmata perché sono così teneri, proprio come quelli del famoso film “La carica dei 101”, senza avere la minima idea del fatto che siano, in realtà, cani poco socievoli in quanto selezionati per proteggere le carrozze dei nobili… o perché no un bell’Akita Inu proprio come Hachiko, senza sapere che l’Akita è un cane primitivo quasi per niente collaborativo… o perché no un Pastore tedesco come Rex o un Collie come Lassie o un San bernardo come Beethoven o un chihuahua che tutti amano portare in braccio come fossero degli eterni bambini con il loro pelouche preferito?
Purtroppo, questa moda del cane esteticamente bello ha non uno, ma ben due riscontri negativi: da un lato, i proprietari riscontrano nei loro cani problemi comportamentali detti “impropri” e nei casi peggiori abbandonano o affidano il cane a chissachì perché <è un cane ingestibile>, dall’altro, molti allevatori tendono a non preoccuparsi più di avere cucciolate sane, forti e con determinate peculiarità caratteriali, ma a selezionare i “riproduttori” solo in base a caratteristiche estetiche a danno della salute e dell’equilibrio psico-fisico del cane stesso (come nel caso dei Cavalier King affetti molto spesso da crisi epilettiche ).

Redazione DM.it