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Il monumento dedicato a “Old Drum” davanti alla sede del Tribunale civile della Contea di Johnson.

A cura di Anna De Romita – educatrice cinofila Bari

Il 23 settembre 1869 George Graham Vest, uomo politico e avvocato statunitense, si rese protagonista di un evento memorabile nella storia della difesa e del rispetto dei diritti di quella meravigliosa creatura che è il cane. In quel giorno di inizio autunno pronunciò l’arringa finale nel processo   “Burden vs Hornsby” che lo vide difensore del signor Charles Burden la cui unica colpa fu quella di possedere un cane, un American foxhound di nome “Drum”, affettuosamente chiamato “Old Drum”, responsabile di aver invaso la proprietà privata di un vicino, cognato dello stesso Burden e allevatore di pecore. Old Drum era stato ucciso a fucilate dal guardiano della proprietà e il signor Burden chiedeva un risarcimento per la perdita del proprio aiutante e amico.

George G.Vest promise di “vincere la causa o chiedere scusa a ogni cane del Missouri” e chiese un risarcimento per danno patrimoniale e danno morale di 150 dollari, la cifra massima che era possibile richiedere in casi simili.

L’importanza di questa vicenda sta nella vittoria che riportò l’avvocato Vest, nel risarcimento straordinario che fu concesso (500 dollari) ma anche e soprattutto nelle parole dell’orazione pronunciata davanti alla giuria e conosciuta con il nome di “Eulogy on the dog” “Tribute to the dog” che contiene un’idea straordinariamente moderna della relazione uomo-cane.

Leggiamola insieme:

« Signori della giuria, il migliore amico che un uomo abbia a questo mondo può rivoltarsi contro di lui e diventargli nemico. Il figlio e la figlia che ha allevato con cura amorevole possono rivelarsi ingrati. Coloro che ci sono più vicini e più cari, ai quali affidiamo la nostra felicità e il nostro buon nome, possono tradire la nostra fede. Il denaro si può perdere, e ci sfugge di mano proprio quando ne abbiamo più bisogno. La reputazione di un uomo può essere sacrificata in un momento di sconsideratezza. Le persone che sono inclini a gettarsi in ginocchio per ossequiarci quando il successo ci arride possono essere le prime a lanciare il sasso della malizia, quando il fallimento aleggia sulla nostra testa come una nube temporalesca.

Il solo amico del tutto privo di egoismo che un uomo possa avere in questo mondo egoista, l’unico che non lo abbandona mai, l’unico che non si rivela mai ingrato o sleale è il suo cane.

Signori della giuria, il cane resta accanto al padrone nella prosperità e nella povertà, nella salute e nella malattia. Pur di stare al suo fianco, dorme sul terreno gelido, quando soffiano i venti invernali e cade la neve. Bacia la mano che non ha cibo da offrirgli, lecca le ferite e le piaghe causate dallo scontro con la rudezza del mondo. Veglia sul sonno di un povero come se fosse un principe. Quando tutti gli altri amici si allontanano, lui resta. Quando le ricchezze prendono il volo e la reputazione s’infrange, è altrettanto costante nel suo amore come il sole nel suo percorso nel cielo.

Se la sorte spinge il padrone a vagare nel mondo come un reietto, senza amici e senza una casa, il cane fedele non chiede altro privilegio che poterlo accompagnare per proteggerlo dal pericolo e lottare contro i suoi nemici, e quando arriva la scena finale e la morte stringe nel suo abbraccio il padrone e il suo corpo viene deposto nella terra fredda, non importa se tutti gli altri amici lo accompagneranno, lì, presso la tomba, ci sarà il nobile cane, con la testa fra le zampe e gli occhi mesti, ma aperti in segno di vigilanza, fedele e sincero anche nella morte».

Questa vicenda può farci riflettere anche su un altro tema “caldo” e molto attuale: le relazioni problematiche tra vicini di casa, specialmente tra vicini cinofili e vicini cinofobi. Chi di noi non si è trovato almeno una volta a dover sostenere conversazioni più o meno accese con vicini insofferenti nei confronti del nostro amico a quattro zampe?  Le motivazioni sono le più diverse: abbaio, perdite di peli, minzioni o defecazioni in zone di passaggio, cattivi odori e bave, aggressioni o manifestazioni di saluto irruente e non gradite, etc.

Tutte le motivazioni hanno però un punto in comune: una mancanza di disponibilità ad allargare i confini della propria mente per comprendere e accogliere la diversità. Se le differenze di comunicazione e di abitudini e stili di vita ci sono tra esseri umani che nascono e vivono in uno stesso quartiere e tra esseri umani che vivono in paesi lontani l’uno dall’altro, figurarsi quante differenze e rischi di equivoci possono nascere tra uomini e cani e tra cinofili e cinofobi!

Per evitare problemi di convivenza dalle conseguenze più o meno drammatiche che, come nel caso del povero signor Burden possono arrivare ad atti intollerabili come il maltrattamento o l’uccisione di cani o persone, la prima responsabilità è certamente del detentore del cane che deve sempre vigilare sul proprio animale affinché non sporchi, non infastidisca e non procuri danneggiamenti a cose o persone.

Quando si decide di adottare un cane è perciò necessario impostare in maniera corretta fin da principio la relazione uomo-cane magari con il sostegno di un educatore cinofilo che possa gettare le basi del cammino indicando i percorsi migliori privi di pericolose buche o orizzonti sconosciuti. L’educatore cinofilo può aiutare ad affrontare al meglio la costruzione della relazione anche quando ci sarà qualche nube che offusca la mèta; può dare un giusto e consapevole sostegno, un incoraggiamento ad essere paziente, fiducioso e determinato.

Tuttavia per quanti sforzi possano fare educatori cinofili e proprietari rispettosi, una relazione o un semplice dialogo richiedono per essere realmente tali l’apertura e la disponibilità al dubbio e allo scambio. Dubitare di se stessi e delle proprie convinzioni, scambiare emozioni e informazioni per andare verso l’altro, uomo o animale che sia, e tornare a se stessi più curiosi, più ricchi, più nuovi di prima…è questo il prezzo per ottenere la ricchezza che nessuno può rubare e nessuno può limitare: il tesoro delle esperienze proprie e altrui!

Personalmente considero il cane la chiave di volta per la vita di ognuno di noi, il perno intorno al quale ruota il valore della complementarietà: ogni essere vivente è nulla senza l’altro perché identità e diversità sono come cuore e sangue…a cosa serve l’uno senza l’altro?

Anna de Romita, educatrice cinofila

 

 

 

Redazione DM.it