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A cura di Alessia Fusco – Educatore Cinofilo Professionista (ROMA)

Esiste la riconoscenza nei cani?

Alessia Fusco – Educatore Cinofilo Roma

E’ una bella giornata oggi a Roma. Siamo ad ottobre ed un caldo sole ancora ci scalda…l’inverno sembra non voler arrivare. La mia destinazione, insieme ai miei cani, è Villa Ada: grande parco nel cuore della Città Eterna. Tra le cose divertenti che succedono quando si ha un cane, c’è la facilità con la quale, dopo neanche due minuti, ti ritrovi a parlare con uno sconosciuto di vaccini, giochi, razze, ecc.. Mi piace osservare i cani, ogni volta impari una cosa nuova. Mi piace ascoltare i proprietari e le loro storie che parlano di convivenze modulate su esigenze diverse: passeggiate più o meno frequenti, corse in bicicletta per allenarsi insieme piuttosto che attività rilassanti (ad esempio osservare i passanti standosene comodamente seduti sulla panchina insieme a Fido) se il “binomio” è anzianotto. Oggi a Villa Ada c’è un cane che non mi sembra di non aver mai visto. Attira la mia attenzione perché ha un atteggiamento guardingo nei confronti di tutto ciò che lo circonda: cose, animali e persone. La proprietaria, vedendomi interessata al suo amico quadrupede, si avvicina e mi racconta la sua storia. Hermes, un meticcio con antenati simili al Dalmata, è stato adottato presso un canile romano circa un mese fa. Il cane ha tre anni ed è arrivato al rifugio con i suoi fratelli. Tuttavia, non ha avuto la loro stessa fortuna ed è rimasto ospite del canile fino a quando la signora, colpita dal suo manto variegato, ha deciso di accoglierlo nella sua famiglia. Parlando un po’ con lei mi rendo conto che, seppure sia passato troppo poco tempo perché il legame sia solido, la proprietaria non è contenta di Hermes. “Ha paura di molte cose” si lamenta la signora. “Si irrigidisce quando sente dei rumori e in casa fa notevoli danni. Sono andata al rifugio per salvare un povero cane sfortunato e mi aspettavo che, una volta portato a casa, il mio nuovo amico a quattro zampe si sarebbe mostrato felice e devoto. Invece Hermes non mi è riconoscente!”.

nessuna adozione consapevole può basarsi sul “pietismo” (altro concetto umano, non appartenente al linguaggio animale e quindi neppure a quello canino)

RICONOSCENTE? Esiste la riconoscenza nei cani? E, ad ogni modo, cosa vuol dire essere riconoscenti? Molto spesso usiamo parole troppo umane e  queste non legano con il mondo animale. Le chiedo cosa significhi per lei la riconoscenza e mi risponde: “Hermes non farebbe danni e non avrebbe paura di tante cose se realmente fosse felice di essere stato adottato: insomma, dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui, è questo il modo di ringraziarci?”. Ed ecco che la signora che voleva fare un’ opera buona si ritrova insoddisfatta e con una buona dose di frustrazione. Perché? La risposta è complessa. Innanzitutto, nessuna adozione consapevole può basarsi sul “pietismo” (altro concetto umano, non appartenente al linguaggio animale e quindi neppure a quello canino). Perché mai un cane adottato da un canile non dovrebbe avere i suoi particolari bisogni? Per soddisfare i bisogni di un cane dobbiamo cercare di abbandonare i nostri schemi mentali e cominciare a “pensare da cane”. Si, da cane. Perché Hermes ha paura dell’ambiente urbano? Perché non lo conosce! Generalmente i canili sorgono lontani dai centri abitati. Quindi lui è abituato ai rumori della campagna che, come sappiamo, sono completamente diversi da quelli della città. A maggior ragione in una metropoli come Roma, dove i ritmi sono frenetici, il cane, che in canile ha avuto una forte deprivazione sensoriale, deve imparare ad adattarsi. E la cosa non è semplice, né immediata! Risulta perciò evidente che adottare un cane per fare un’opera di bene, pensando che quel cane ci sarà riconoscente e non ci darà problemi, è un’utopia!

Adottare è un grande gesto d’amore che, però, non va fatto considerando quel cane semplicemente in qualità di “creatura sfortunata”, ma come un essere vivente con i suoi bisogni, il suo trascorso e anche le sue difficoltà. Il cane è un valore aggiunto alla nostra vita. Entra a far parte della nostra famiglia a tutti gli effetti e come tutti noi ha le sue esigenze, i suoi ritmi, le sue ansie, le sue paure e i suoi moti d’affetto che vanno compresi e rispettati. Imparare a “leggere” i comportamenti dell’animale e, più in generale, il suo linguaggio, è fondamentale per una convivenza reciprocamente soddisfacente. Non dobbiamo dimenticare che, così come ogni essere umano, egli è unico e irripetibile: ognuno di loro ha una storia personale dalla quale non possiamo prescindere se vogliamo conoscere veramente quell’animale e far si che quell’incontro sia davvero significativo per la nostra vita.

Buona adozione consapevole a tutti!

Alessia Fusco – Educatrice Cinofila Roma – tel. 338.3697322

 

Redazione DM.it