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Questo cane sei tu. Le Perreras in Spagna
La caratteristica che accomuna l’uomo nero, il lupo nero, l’orco cattivo e tutte le altre figure presenti nelle fiabe con lo scopo di spaventare i bambini è la seguente: non hanno un volto. Nessun bambino ti chiederà mai che faccia ha l’orco cattivo né risponderà al tuo “comportati bene o arriva l’uomo nero” con un “ma quale di preciso? descrivimelo bene così magari lo riconosco al volo”.
Nessun bambino vorrà sapere altro su di loro: sono cattivi.
Punto.Questo basta. L’importante è che stiano lì, nelle fiabe e non qui. E il modo per ottenere che restino lì non è certo guardarli in faccia ma comportarsi bene. Comportarsi bene qui. Non è il caso di andare lì, di vedere, osservare con i propri occhi… Morale: se resti fermo, vinci.
I cattivi degli adulti sono un po’ diversi. Loro si che hanno una faccia. Ma noi spesso ci comportiamo come i bambini e preferiamo non vedere. Però non siamo bambini, non abbiamo scusanti, giochiamo con regole diverse. Il messaggio è: se resti fermo, sopravvivi. E questo a molti basta. Ma per chi ha voglia di guardare il cattivo negli occhi, per chi oggi ha voglia di rischiare..ecco, oggi per voi c’è un cattivo coi fiocchi. L’unica arma che vi è concessa è la conoscenza. Però fate attenzione perché la conoscenza fa molta luce e questo a chi tenta di nascondersi nel buio non piace affatto. Inoltre, dovete stare attenti perché è un’arma pesante..molto pesante. Grava come un macigno su chi la usa: bisogna allenarsi a sopportane il peso o si finisce schiacciati. Di contro vi posso dire che chi non si cimenta nell’impresa e rimane nel buio ha già perso in partenza. E quando vi sarete convinti di maneggiare questa fantastica arma diffidate dal pensare che vi sia un manico, perché non c’è. E’ una lunga lama: gli altri spesso si faranno male ma voi..voi rimarrete feriti ogni volta. Allora, volete seguirmi? Se siete ancora qui vuol dire che la risposta è sì e quindi andiamo dritti verso il cattivo…
Il cattivo ha molte pance ma di piccolissime dimensioni. In ognuna di esse divora 20-25 cani per volta. Di taglia grande, piccola, giovani, vecchi, meticci, di razza… Il cattivo ha un nome straniero, spagnolo per l’esattezza: PERRERA. C’è chi talvolta traduce questo nome con la parola italiana “canile”. Io ho visitato parecchi canili in Italia e alcuni di questi sono posti che ti fanno vergognare del fatto che il tizio che ti ha aperto il cancello e ti mostra lo scempio in questione cammini su due zampe…come te. Ma ho anche visto dei canili gestiti con amore, con dedizione, e questo, ai miei occhi, li ha resi degni della parola canile se con questa intendiamo parlare di un cosiddetto “rifugio per cani”. Ecco, se il canile è un “rifugio per cani”, allora non possiamo tradurre perrera con questa parola. Nelle perreras i cani non vengono accolti, vengono sbattuti, accalappiati, confinati, reclusi, condannati. Se un cane che entra in una di queste bocche infernali è “fortunato”, sopravvive per qualche giorno. Ma se sono piene (e sono sempre maledettamente piene), ha 72 ore di tempo per venire adottato o morirà. E la morte non sarà dolce (ma morire soli, sporchi, lontani da casa e senza nessuno che ti ami, potrà mai essere dolce?), non sarà come diventare vecchi e scivolare in una sonno lunghissimo. Sarà una morte decisa dalla persona di turno, sarà una morte “low cost” per trarne il massimo del profitto perché una puntura costa…e se ottengo una somma di denaro per eliminare un cane e riesco a spendere di meno, magari dandogli una bastonata in testa, forse metto in tasca qualcosa in più… Mentre la Commissione UE approva la “Strategia sul benessere degli animali” in Spagna (no, non in Chissà-dov’è-questo-posto), in casa nostra, nella nostra Europa, ogni anno lo sterminio continua. E se a gestire le perreras fossero brave persone senza i fondi sufficiente per mantenere tutti quegli animali? Basterebbe andare lì e prenderne uno, sicuramente ne sarebbero felici… E invece no! Perché se volete uno di quei cani o uno di quei gatti, se volete adottare uno di quegli animali che sono stati condannati a morte nel momento stesso in cui hanno varcato la soglia di quei lager, dovete pagare… No, non vogliono un’offerta. Dovete pagare. Punto. Perché quegli animali, per chi gestisce le perreras, sono denaro. Non sono parte del business, sono il business. E tu vuoi andare lì e prenderne uno gratis? No, non si può. E si, proprio adesso che ti sembrava di aver sentito il peggio, ecco il colpo di coda dell’essere umano. Una speculazione infinita sulle sofferenze dei nostri amici animali.
Io non voglio riempirvi gli occhi di dettagli macabri, farvi rabbrividire, far si che restiate qui a leggere per il gusto un po’ morboso del dettaglio, per sentire la storia triste. Io voglio che voi sappiate che questo esiste. Voglio che vi informiate. Non fidatevi di me. Guardate con i vostri occhi, andate oltre. Leggete, telefonate, riflettete, ditelo a tutti, agite come potete. Perché la cosa davvero spaventosa è che quel cattivo è vicinissimo, così vicino che se, tu che stai leggendo, guardi attraverso il buio lo riesci a vedere. E non è un’altra nazione, non è un’altra storia, non è una cosa già sentita, non è qualcuno che è vicino ma non ci tocca, non è un altro odore, non è uno sguardo che non avete mai incrociato… Perché se osservate bene, se siete così coraggiosi da guardare il cattivo negli occhi, se usate l’arma luminosa, se vi muovete perché volete vivere e non sopravvivere, allora notate che il cane o il gatto della foto è uguale al vostro, che quel cane è tutti i cani e i gatti che avete amato, amate e amerete, che è tutti i cani e i gatti del mondo, che è vostro fratello e vostra sorella, che è un essere vivente, che è una vostra responsabilità perché chi non si oppone è tacitamente d’accordo…
Il cattivo è così vicino da toccarvi, vi ha guardato dallo specchio questa mattina ma voi potete scegliere di sconfiggerlo per la creatura dietro le sbarre, con il pelo rovinato, gli occhi tristi e la vita appesa ad un filo, per quella promessa fatta ai vostri genitori quella mattina di tanti anni fa, quel “farò il bravo ma non chiamare l’uomo nero…”, per quella fiducia incondizionata, quella certezza che il mondo è un bel posto, quel pensare che qualcuno per forza di cose verrà ad accendere la luce e a salvarvi, ecco…per tutto questo. Armatevi di conoscenza!
Quel cane. Quel cane sei tu.
Veronica Berardi