A cura di Carlo Apollo, Gruppo Cinofilo da Soccorso “Le Orme di Askan”, Roma – car.77@libero.it
Nel 1936, durante il XV anno di governo Mussolini, il Ministero della Guerra – Comando del Corpo di Stato Maggiore, redige L’Istruzione sui cani da guerra per il servizio di collegamento, n. 3061. Terminata l’esperienza del primo conflitto mondiale, dove i cani assolsero il duro compito di trasporto materiali, viveri e munizionamento con carretti o a soma, i tempi erano maturi per ben preparare i cani ad assolvere un ulteriore compito al fianco dei nostri soldati. Si trattava del servizio di collegamento, ad integrazione dei portaordini.
Di massima i mezzi moderni hanno l’inconveniente della fragilità e complessità d’impatto e sono suscettibili, nella realtà del combattimento, di essere danneggiati, disorganizzati, o addirittura distrutti. Anche il portaordini, che a volte rimane l’unico mezzo sicuro, può trovare difficoltà insormontabili e riuscire lento. Scaturisce da ciò la convenienza di sfruttare un altro agente animato, il cane, che, per istinto, resistenza, e celerità, è in grado di sostituire o di coadiuvare il portaordini nella difficile contingenza. Questo animale, meno visibile e vulnerabile dell’uomo, si sottrae meglio alle insidie del nemico; più rapido e capace nel superare gli ostacoli naturali può assicurare il collegamento, risparmiando fatiche e vite umane. Le attitudini del cane gli consentono di assolvere in guerra vari incarichi. Per ottenere però risultati pratici occorre specializzarlo in un determinato compito: come porta messaggi e come guida. Il servizio di collegamento a mezzo del cane è caratterizzato dall’andare e venire del cane stesso da un punto all’altro, dove si trovano il suo istruttore e l’aiuto istruttore, senza curarsi della presenza di estranei. Può essere disimpegnato: a vista o per memoria locale, nel raggio di 2 Km, oppure su traccia odorosa artificiale, per distanze fino a 7 Km, avvalendosi, in quest’ultimo caso, delle spiccate qualità olfattive dell’animale.
Queste erano le considerazioni che fecero gli specialisti del Ministero della Guerra nel 1936 e a seguito delle quali vennero intraprese le attività per preparare i cani da guerra al servizio di collegamento. All’epoca, il servizio cani da guerra era accentrato presso l’XI Corpo d’Armata di Udine dove risiedeva il Centro Militare cani da guerra. Era un Reparto autonomo amministrato dal 2° Reggimento Fanteria (Udine) e alle dipendenze disciplinari e addestrative del Corpo d’Armata stesso. Il Centro comprendeva un Servizio Veterinario, dipendente dal Servizio ippico e veterinario del Ministero, una Sezione addestramento la quale si occupava dei corsi di istruzione del personale e addestramento cani, secondo le direttive emanate dall’XI Corpo d’Armata e una Sezione allevamento presso la quale venivano tenuti i soggetti destinati alla riproduzione e i cuccioli. L’allevamento doveva essere limitato alle necessità organiche con rigorosa cernita dei cani da destinare al servizio da guerra (guida e collegamento). I cani non idonei a tale servizio venivano segnalati alla Direzione Generale d’Artiglieria e utilizzati per i servizi di guardia ai depositi munizioni e delle opere o per la vendita al commercio. Oltre alla selezione dei soggetti a quattro zampe, veniva posta molta attenzione anche alla selezione e all’addestramento del personale:
Detto personale: non deve essere distratto allo speciale servizio; non concorre ai servizi di guardia o di caserma; deve essere addestrato anche al servizio di porta ordini e di segnalazione. La scelta del personale deve cadere su elementi volontari e volenterosi, di buon carattere, senza precedenti penali e politici, che sappiano leggere e scrivere ed abbiano i necessari requisiti fisici.
Per il personale con l’incarico di istruttore di cani da guerra venne adottato un distintivo speciale costituito da una testa di cane sagomata di ottone ossidato e sfumato, da applicarsi, mediante cucitura, sulla manica sinistra della giubba.
L’assegnazione delle mute dei cani alle unità dipendenti era di competenza dell’XI Corpo d’Armata che alternava periodi di permanenza presso le unità stesse con periodi di addestramento presso il Centro.
Nell’identificazione delle razze più idonee all’espletamento di tali compiti, venne scelta quella da pastore e tra questi particolarmente quella tedesca. Infatti secondo gli esperti della Difesa, il tipo di cane adatto per il servizio di collegamento doveva avere le seguenti caratteristiche:
buona costituzione scheletrica e robustezza per sopportare fatiche e sviluppare velocità; buon olfatto, attitudine a eseguire seriamente il servizio; temperamento non aggressivo, ma neppure timido; capacità di affezionarsi all’istruttore e di diffidare degli estranei.
In guarnigione (Caserma) i cani venivano alloggiati in appositi canili esposti a sud-est e al riparo dal vento.
Nei canili militari non può essere alloggiato nessun cane all’infuori di quelli militari. Nessuno all’infuori del personale addetto può avvicinarsi ai canili.
Durante le esercitazioni e in campagna, per evitare contagi, i cani venivano alloggiati all’aperto nei pressi della tenda del proprio istruttore. Negli spostamenti (marce ordinarie) i cani assegnati alla fanteria e agli alpini camminavano accanto ai rispettivi istruttori, mentre quelli assegnati alla cavalleria venivano portati al guinzaglio lungo da cavallo e quelli assegnati ai bersaglieri, quando questi erano in bicicletta venivano trasportati su automezzi. Al contrario, nelle marce lunghe oppure quando si prevedeva l’immediato impiego all’arrivo, i cani venivano trasportati su automezzi o carrette al riparo da polvere e in modo di consentirgli il riposo evitando i pericoli di contusioni e urti. Per svolgere al meglio i compiti assegnati, i cani venivano nutriti con regime alimentare misto, costituito in modo che i diversi principi nutritivi si trovassero convenientemente associati. I pasti dovevano essere numerosi per i cuccioli e limitati a due per gli adulti. La dieta di ogni cane comprendeva: carne di cavallo, la parte muscolare sia cotta che cruda mentre i visceri e le parti carnose sempre cotte, sangue di bovino o di pecora bollito, pane, pasta, riso, verdure (cicoria, lattuga, foglia di cavolo, ecc) e legumi. Almeno settimanalmente si doveva somministrare al cane un pezzo di osso e 10 g di fiore di zolfo.
Ogni mattina, alla sveglia, l’istruttore dopo aver verificato lo stato di salute del proprio cane e comunicato eventuali novità, lo accompagnava nell’apposito recinto per soddisfare i propri bisogni. I cani venivano visitati dal veterinario due volte alla settimana e sottoposti a vaccinazione preventiva anticimurro e antirabbica.
L’impiego.
I cani devono restare sempre col proprio istruttore e per nessun motivo essere affidati ad altri. Nessuno, all’infuori dell’istruttore, deve toccarli, chiamarli e molto meno dar loro da mangiare. Allorché partecipano ad esercitazioni devono essere tenuti in modo da non essere disturbati e non disturbare.
L’impiego era riservato al personale specializzato che aveva in consegna i cani. Detto personale doveva anche essere in grado di sostituire i cani nel servizio di collegamento in qualità di porta ordini. La normale unità d’impiego (la muta) era costituita da 4 cani con 4 istruttori e 4 aiuto istruttori. Le distanze che i cani potevano percorrere per la consegna dei plichi erano di 2 Km (a vista o per memoria locale) o fino a 7 Km (su traccia artificiale) ad una velocità di 200/300 metri al minuti. I casi di più probabile impiego erano nell’esplorazione, per collegare le pattuglie con gli elementi esploranti, con gli elementi di sicurezza in marcia, utilizzando una traccia odorosa e procedendo a successivi prolungamenti di traccia, fra colonne in marcia, sia in pianura che in montagna, nelle marce notturne, su itinerari tortuosi o secondari che a causa dell’oscurità e quindi del cambiamento d’aspetto anche la guida più abile troverebbe difficoltà, con gli elementi di sicurezza in stazione, tra posti si sorveglianza o posti di sbarramento, nell’azione offensiva e difensiva, effettuando il collegamento tra i comandanti delle varie unità schierate in campo. Un ulteriore impiego era quello del cane come guida in zone boschive, montane e durante la notte, utilizzando sempre la traccia artificiale. Per impiantare il servizio, il personale doveva farsi precisare le località dove si trovavano gli enti da collegare e a chi dovevano essere recapitati i messaggi. La scelta dei punti terminali del percorso di collegamento spettava al personale addetto e dovevano essere ubicati lontano dalla sede degli enti da collegare e fuori dagli abitati e dei comandi collegati. Se la distanza era breve (fino a 2 Km) e la zona facile, si stabiliva il collegamento a vista o per memoria locale; se la distanza era maggiore si stabiliva la traccia artificiale:
La traccia artificiale odorosa si stabiliva lasciando colare sul terreno, lungo il percorso, la cinelferina di tipo, gradazione e concentrazione da variare a seconda del clima, della temperatura e della sensibilità dei cani.
La traccia permaneva, in genere, per 6 ore ma naturalmente la sua efficacia variava a seconda delle condizioni climatiche e del terreno sul quale veniva versata. La cinelferina è una sostanza velenosa preparata dal servizio chimico militare, infiammabile, da considerarsi segreto e in conseguenza da custodirsi accuratamente e da distribuire solamente al momento dell’uso.
L’addestramento.
L’addestramento comprendeva tre step:
Educazione: si curava lo sviluppo fisico, morale e intellettuale del cane;
Addestramento preliminare: abituava l’animale all’obbedienza;
Addestramento di specializzazione: lo abilitava al recapito di messaggi e a fare da guida.
- Il primo step iniziava al terzo mese di età del cucciolo senza insistere molto sulla precisa esecuzione degli esercizi ma puntando tutto sul moto all’aria aperta e alla ginnastica funzionale. Gli esercizi che si curavano in questo periodo erano: chiamata per nome (richiamo), ricerca dell’istruttore nascosto, immobilità (fermo), silenzio, salti, corsa, passaggio di piccoli corsi d’acqua, percorso in corridoi oscuri, abitudine agli spari e ai rumori.
- L’addestramento preliminare serviva ad abituare il cane alla completa obbedienza e sottomissione all’istruttore. Era importante ottenere l’obbedienza attiva, da non confondere con l’indipendenza e mai l’obbedienza passiva che era imbruttimento. Gli esercizi che si curavano in questo periodo erano: Camminare a fianco dell’istruttore, Camminare in libertà davanti all’istruttore questo andatura serviva a dare al cane un po di libertà soprattutto nei lunghi tragitti evitandogli di stare sempre sul fianco sinistro del conduttore, Sedersi, Posizione di “a terra”, Avanzare strisciando questo comando veniva utilizzato per raggiungere delle postazioni avanzando carponi a fianco del proprio conduttore, evitando la vista e il fuoco nemico, Salto, Passaggi di corsi d’acqua, Passaggi vari su passerelle, ponticelli, travi, sotto i reticolati o attraversare siepi e cespugli, Abituare il cane ai rumori ed agli spari, Percorso attraverso reparti (intesi come unità militari composte da soldati schierati e non), Percorso in corridoi scuri.
- L’addestramento di specializzazione consisteva nell’insegnare al cane come recapitare gli ordini. Il servizio di collegamento era eseguito, sempre andando da un istruttore all’altro seguendo tre metodi:
- a vista. Il cane aveva la possibilità di vedere il suo istruttore che lo raggiungeva recapitandogli il plico;
- per memoria locale. Questo metodo veniva sfruttato su brevi tratti percorsi in precedenza da cane con il proprio istruttore;
- su traccia artificiale sfruttando le spiccate doti olfattive del cane, il quale seguendo la traccia precedentemente impostata dal proprio istruttore, raggiungeva la postazione dove trovava il proprio istruttore.
Il collare con l’astuccio porta ordini (collare di servizio) costituiva, per il cane, il servizio, quindi il metterlo e il toglierlo indicava l’inizio e la fine del lavoro.
Studiando l’Istruzione sui cani da guerra per il servizio di collegamento del 1936, mi sono imbattuto nel paragrafo 46 che ho deciso di ricopiare per permettere a tutti di leggerlo nella sua interezza senza lasciare spazio ad interpretazioni:
Il cane come l’uomo non è sempre nelle migliori disposizioni e condizioni per compiere sforzi e sopportare una tensione di spirito.
Non deve essere dominato colla paura e colla violenza, ma colla persuasione. Sono quindi proibite le azioni violente e le percosse. L’istruttore deve riuscire a far sentire al proprio cane come punizione il parlargli duramente o il non parlargli affatto, il non accarezzarlo o fare le viste di trascurarlo. Richiedere al cane solo quello che può fare.
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