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Due settimane fa, in accordo con la redazione, ho pubblicato dei video sulla direzione presa da alcuni allevatori: cani di razza ma malati. Ho notato con piacere che i video hanno avuto un buon seguito e ci tengo a precisare che le critiche non erano e non sono rivolte a chi per lavoro si occupa di allevare e vendere cani. Ma solo ed esclusivamente a coloro che, per questioni economiche, trascurano la qualità in favore della quantità o decidono di improvvisarsi allevatori quando, del suddetto mestiere, non conoscono nulla.
Ed ora veniamo al dunque: cosa si intende per standard di razza? In 333 cani di razza, pubblicato da De Vecchi Editore nel 2005,leggiamo che: “Con la cinofilia moderna, a partire dal XIX secolo in Gran Bretagna, la definizione ufficiale di una razza passa attraverso la stesura di uno standard, vale a dire di un testo che ne descrive le caratteristiche morfologiche e caratteriali che devono essere prese come linee guida per l’allevamento. (…) Il mondo delle razze riconosciute trova la sua espressione nelle esposizioni di bellezza, che pur ponendo l’accento sull’aspetto estetico non devono mai perdere di vista l’aspetto funzionale”. O ancora, in 342 cani di razza: “Standard: raccolta di informazioni che descrivono il cane ideale appartenente ad una determinata razza. Lo standard viene stilato nel paese d’origine del cane dal club specializzato che tutela la razza in oggetto, o dal più vecchio dei club specializzati qualora ne esista più di uno”.
Ogni razza presenta delle caratteristiche morfologiche e comportamentali che costituiscono le sue peculiarità. Naturalmente la soggettività del singolo individuo fa si che non vi sia una garanzia assoluta che, ad esempio, un cane figlio di campioni diventi a sua volta un campione. Diciamo che vi sono delle altre probabilità. Scegliere di condividere la propria vita con un pastore tedesco piuttosto che un golden retriever o un beagle o una qualsiasi altra razza, ha un senso nel momento in cui noi mostriamo un alto livello di empatia nei confronti dei cani appartenenti a quella razza in particolare. Lo standard dovrebbe permettere al futuro proprietario di avere alcune certezze circa il cucciolo in questione. Va da sé che, nel momento in cui lo standard risponde (male) esclusivamente a caratteristiche fisiche, viene a cadere la definizione stessa di “standard di razza”. L’aspetto morfologico non può prescindere da quello caratteriale. E’ davvero indegna la ricerca esasperata di una perfezione estetica che trascura la salute del cane: avremo cani apparentemente bellissimi ma con problemi respiratori, cardiaci, etc… E’ indegna la ricerca esasperata di un gran numero di soggetti “tipo cavalier king”, “tipo labrador” o “tipo-scegliete-voi-la-razza” per aumentare le vendite.
Mi è capitato, dopo che un cane mi era stato presentato come appartenente ad una determinata razza, di far notare come ciò non fosse vero. Le reazioni sono state varie. C’è chi mi faceva notare che il cane era comunque bello, chi mi sottolineava come “per quella cifra” fosse stato un affare e così via. Io non mi permetto di dire se un cane è bello o meno dal momento che so, essendo la felice proprietaria di un cocker fuori standard che ho adottato dopo varie vicissitudini, quanto la percezione della bellezza sia soggettiva…almeno per noi che non facciamo i giudici alle esposizioni. Però mi permetto di giudicare se una persona è stata raggirata nel momento in cui ha pagato 300-400 euro per un cane che è un “simil-qualcosa”. I canili sono pieni di cani meticci che assomigliano ad una determinata razza, perché andare a pagare qualcuno che ci vuole vendere un cane facendolo passare per quello che non è? Se vi dipingo una macchina di rosso, siete disposti a pagarla la metà di una Ferrari? Signori, ve la vendo alla metà del suo prezzo originale…che affare, che serietà. Ecco quello che succede con gli “allevatori” dell’ultima ora.
Per non parlare di quelli che vi vendono l’esemplare apparentemente bellissimo… Però ha la displasia dell’anca, però respirare male, però ha problemi al cuore, però…però..però…
Credo fermamente che ognuno, nel momento in cui decide di dividere la sua vita con un cane, abbia diritto di decidere se vuole un cane di razza o un meticcio. Può decidere di pagarlo, di dare un contributo al canile o di salvarlo dalla strada. Non ha importanza. Ciò che importa è che la salute e il benessere dei cani non venga definitivamente compromessa dalle ambizioni di alcuni allevatori (per professione o per diletto) che hanno come fine ultimo quello di salire sul podio di un’esposizione canina o quello di guadagnare cifre esorbitanti vendendo a più non posso cani allevati senza cura e neppure amore.
Valutate, informatevi, fate scelte consapevoli. Non aiutate ad arricchirsi e a diffondere soggetti malati o problematici la gente che alleva e vende cani seguendo delle politiche immorali.
Ancora una cosa… Avete presente il simpatico negozio di animali che vi vuole vendere il cane di razza ad una cifra astronomica e vi spiega, con pazienza, che se non dovete fare le esposizioni non avete bisogno del pedigree e che “è un foglio inutile…e ci vogliono un sacco di soldi per farlo arrivare”? Ecco…pretendete il pedigree. Non ci vogliono un sacco di soldi per ottenerlo, certifica lo stato di salute del vostro cane, qual’è la sua genealogia ed, in ultima analisi…è un vostro diritto. Se la persona in questione fa tante storie per farvi cambiare idea ci sono diverse ragioni…e molte di queste non vi farebbero piacere.
Sono indignata perché amo i cani. Lo sono perché trovo che le selezioni operate dagli allevatori seri siano meravigliose. Gente che spende la propria vita cercando di migliorare e consolidare i tratti che noi tanto amiamo in una determinata razza. Gente che programma le cucciolate consapevolmente, conscia che la mamma non è una macchina sforna cuccioli. Sono allevatori che non allevano dieci razze diverse tutte insieme, tanto per vendere di più. No, loro si dedicano ad una o massimo due razze che amano e di cui hanno una conoscenza profonda. Si occupano di fornire ai cuccioli determinati stimoli fin dalla loro nascita, cosicché il futuro proprietario abbia delle garanzie per quanto riguarda la docilità ed altri aspetti. E, soprattutto, non vendono i cuccioli prima che abbiano trascorso almeno 60-70 giorni con la mamma e i fratellini. Sono persone che amano i cani ed il loro lavoro e vanno valorizzare nel momento in cui si decide di volere proprio un cucciolo di razza. Sarei felice se, dopo queste mie riflessioni, qualche allevatore di quelli che tengono alto il nome della categoria, volesse offrirci qui, sul Dog Magazine, il suo punto di vista e le sue considerazioni su come si allevano i cani con cura e passione. Ci piacciono i confronti, ci piace la polemica costruttiva, ci piace quando le persone ci mettono la faccia e il nome. Vi aspettiamo.