
A cura di Claudio Minoli – Centro Cinofilo PsycoDogs – BARI

Penso che in tutti questi anni, se avessi avuto un centesimo per ogni volta che le mie orecchie hanno sentito parlare i proprietari di aggressività , a quest’ora penso sarei un ricco istruttore cinofilo.
Aggressività, questa sconosciuta mi viene da dire. Il motivo proverò a spiegarvelo in queste piccole considerazioni che vengono fuori a mezzanotte e mezza, dopo che la redazione del dogmagazine.it, a seguito delle tante richieste ricevute, mi ha invitato a parlare dei possibili atteggiamenti aggressivi dei cuccioli nei confronti del cibo. Intanto, cominciamo col dire che parlare di aggressività ad un pubblico così vasto e variegato è davvero complesso. Tenendo conto del fatto che si tratta di un articolo di giornale, non potrò dilungarmi quanto vorrei. Cercherò comunque di soddisfare la richiesta della redazione e di semplificare il più possibile i concetti inerenti l’aggressività, affinchè tutti i lettori possano trarre spunto da questo articolo. Bene, cominciamo..
Per prima cosa comincerei con il dare qualche nozione. Così, anche solo per orientarci meglio sull’argomento, uno dei più delicati, complessi e dibattuti nell’ambito della cinofilia e dell’etologia.
Intanto, ai lettori più interessati, consiglio un libro sacro. Uno dei più “datati”, ma di sicuro una pietra miliare per chi come me studia il comportamento del cane. Il libro in questione è “L’Aggressività” di Konrad Lorenz (la prima volta che ho letto questo libro avevo 17 anni. Fu davvero un’esperienza meravigliosa!)

E’ proprio da Konrad Lorenz (Premio Nobel 1973) che vorrei partire.
Nei suoi studi, soprattutto parlando di aggressività, Lorenz sottolinea l’importanza (riferendosi ad una chiave di lettura etologica), per un essere vivente, di avere un periodico scarico di questo istinto. Si, avete capito bene…ogni tanto ci si può incazzare. Anzi, a volte sembra quasi fisiologico incazzarsi un pochetto. Di questi tempi poi…
Ma, soprattutto, Lorenz sottolinea l’importanza della distinzione di due, chiamiamole così, tipologie di aggressività.
Quella interspecifica, rivolta ad individui di specie diversa (se io fossi un cane, potrei considerare come aggressività interspecifica quella che rivolgo ad un gatto, per esempio).
E quella intra-specifica, ovvero quella forma di aggressività rivolta ad individui della stessa specie.
Lorenz comincia con lo spiegare come queste due aggressività nascano da motivazioni diverse. Se prendiamo in esame gli animali dotati di armi pericolose come zanne, artigli e così via, ci rendiamo conto di come l’utilizzo di quest’ultime porterebbe facilmente alla morte dell’avversario. All’interno del contesto conspecifico (riguardante cioè animali della stessa specie) si sono evoluti speciali meccanismi inibitori che impediscono l’uccisione del rivale: spesso l’intero combattimento si trasforma addirittura in un “torneo” (Konrad Lorenz 1943,1963 a).

Per semplificare al massimo il concetto di Lorenz, potremmo dire che il comportamento aggressivo vero e proprio è quello che si sviluppa tra individui della stessa specie. In questo caso, l’aggressività non nasce da un impulso di tipo predatorio. Essa è uno strumento fondamentale per l’organizzazione degli esseri viventi all’interno della società e dei territori, favorisce l’organizzazione e la gestione delle risorse: in poche parole favorisce l’autoconservazione.
Ovviamente io vi sto cercando di riassumere il più possibile un concetto che in etologia è trattato con particolare attenzione, e spero davvero che Lorenz non ne abbia a male se utilizzo le sue nozioni in modo così superficiale. Chiedo scusa a tutti quei colleghi e/o studiosi che dedicano particolari sacrifici e attenzioni ai comportamenti aggressivi e che stanno dedicando un po’ del loro prezioso tempo alla lettura di queste mie considerazioni. Per tutti i lettori, vi basti pensare che ci sono interi trattati sull’argomento aggressività. Trattati di migliaia e migliaia di pagine nati da anni di studi e sacrifici, e per i quali nutro un profondo rispetto. Spero quindi vogliate comprendere che, poiché stiamo parlando di un articolo per una rivista cinofila quale è il dogmagazine.it , non mi possono dilungare come se stessi pubblicando un saggio.
Partendo dagli studi di Lorenz e passando per oltre 50 anni di studi etologici, ritornando al discorso dell’aggressività manifestati dal cucciolo, possiamo cominciare con il descrivere in maniera più dettagliata alcuni aspetti. Possiamo catalogare meglio quelli che sono i principi, le funzioni e le relazioni con quel meraviglioso fenomeno che è la convivenza dei cani con noi uomini.
L’aggressività ha sicuramente delle basi strutturali composte dalla genetica, dalle esperienze, dalle interazioni con l’ambiente circostante, dallo stato di salute del soggetto, dal sesso, dai fattori emotivi (già vedo le espressioni di alcuni colleghi a cui il concetto di emozione proprio non va a genio), dall’abilità nel gestire le risorse e dalla capacità di posizionarsi gerarchicamente. Ma sappiate che potrei andare avanti per ore… L’aggressività sul cibo, essendo un campo vasto, richiede un’attenta analisi. Ogni tipologia di comportamento deve essere osservata direttamente, relazionata al contesto e all’ambiente…proprietari inclusi, ai fattori genetici, gerarchici, comunicativi, ecc…
Gli aspetti che dobbiamo tenere in considerazione parlando di aggressività dei cuccioli nei confronti del cibo, sono principalmente (ma non dettagliatamente) i seguenti:
- Genetica: non vi è dubbio che alcuni soggetti siano più portati a reagire in maniera aggressiva a causa del loro corredo genetico. Sono il frutto di una selezione di soggetti in qualche modo (per un discorso di allevamento da parte dell’uomo o per un concetto di selezione naturale) più propensi a reagire con una strategia competitiva.
- Esperienze: mi riferisco principalmente a quei cani che hanno avuto dei feedback di un certo tipo, soprattutto nei loro periodi sensibili (come quello della socializzazione, periodo di vita del cucciolo che va dalla 4° settimana di vita alla 12° settimana di vita circa). Se un cucciolo impara che utilizzare il comportamento aggressivo gli comporta dei vantaggi, sarà ovviamente più portato ad utilizzare quel tipo di strategia.
Mi spiego meglio attraverso un esempio. Arriva il cucciolo in casa. Siete eccitati all’idea di avere un batuffolo di peli che vi gironzola per casa e cominciate a relazionarvi con lui attraverso quelli che sono i principi soggettivi relazionali.Io cucciolo devo comprendere come relazionarmi con tutti ‘sti pazzi. Capita così che un giorno “mamma” metta le mani vicino alla ciotola, io sono affamato e azzardo una ringhiata. Ovvero ognuno di noi si pone in una determinata maniera nei confronti del cucciolo in questione. Mi riferisco ovviamente a quello che accade all’interno di una famiglia, dove vi sono 3 – 4 persone che si comportano in maniera del tutto soggettiva con il cucciolo. Carezze, coccole, attenzioni, passeggiate, visite dal veterinario, giochi, eccettera eccetera… Ognuno ha un modo di rapportarsi differente. Il problema è che il cucciolo deve adeguarsi ad ognuno dei componenti della famiglia. Allora impara, ad esempio, che con il “papà” bisogna comportarsi in un certo modo. Con la “mamma”, in un altro ancora. Non oso immaginare cosa passi nella testa del cucciolo se in famiglia vi sono uno o più bambini che cominciano ad interagire in maniera “vivace”. Ovviamente questo tipo di interazione con tutti i componenti (in psicologia si chiama comunicazione) comporterà una forma di apprendimento a tutti gli effetti. Io cucciolo devo comprendere come relazionarmi con tutti ‘sti pazzi. Capita così che un giorno “mamma” metta le mani vicino alla ciotola, io sono affamato e azzardo una ringhiata. Mamma ritrae la mano ed io imparo che ringhiare fa allontanare la mano di “mamma” dalla ciotola. Arriva “papà” tutto incazzato perchè ho ringhiato a mamma, scappellotto e via, senza comprendere che io stavo semplicemente difendendo una risorsa utile per il mio benessere. Passano i giorni, e si verifica più o meno la stessa tipologia di interazione con un gioco come la pallina, un peluche, un gioco qualsiasi. Io sono lì che gioco secondo quelle che sono le mie modalità ludiche, “papà” commette un errore, ed io rispondo con una bella ringhiata. Et voilà, lui ritrae la mano. Più passa il tempo, più comprendo che ringhiare mi comporta la capacità di possesso del gioco, del cibo, della pantofola, delle mutande di “mamma”, del telecomando, degli occhiali di “zia”, ecc. ecc.
In questo caso le esperienze mi stanno consolidando un’idea: ringhiare e a volte reagire con la bocca per me è sicuramente vantaggioso. E, ribadisco, questo è soltanto un esempio. - Dolore: si, avete capito bene. Questa componente è di natura prettamente fisica/fisiologica. Reagire in maniera aggressiva significa in qualche modo tutelarsi da eventuali probabili interazioni che mi possano arrecare dei danni. Come dire, la miglior difesa è l’attacco. In questo caso, ovviamente, spesso e volentieri, “mamma”, “papà”, “zia”, il “fratellino” non sanno neanche che io cucciolo possa, metti caso, avere un male “cane” ai denti.
Spesso e volentieri, “mamma”, “papà”, “zia”, il “fratellino” non sanno neanche che io cucciolo, possa avere un male “cane” ai denti. Tra l’altro, tutti ‘sti pazzi sembrano proprio non comprendere quanto sia fastidioso essere accarezzato, vezzeggiato, schiaffeggiato (anche delicatamente) sul muso. Eh sì! Tanto mica hanno loro male ai denti….
- Emozioni: se vi ricordate, qualche riga su, avevo detto che non oso immaginare la faccia di alcuni colleghi a sentir parlare di emozioni. Eppure, se ci pensate bene, perchè il cane non dovrebbe essere condizionato dagli aspetti emotivi, soprattutto riferendoci al comportamento aggressivo? Se per esempio (un esempio banale a dire il vero, ma vorrei provare a spiegarmi), oggi il mio umore fosse nero perchè mi è successo qualcosa di spiacevole, una bolletta dell’enel da 500 euro, un’incomprensione con un fornitore o qualche altro motivo, se quindi io oggi fossi incazzato di mio, di sicuro i clienti che verrebbero al campo da me, avrebbero a che fare non solo con un istruttore intransigente, ma pure incazzato (mi auguro non vi capiti mai…). E questo in qualche modo si ripercuote sulla nostra interazione. Vogliamo quindi pensare agli aspetti emotivi legati all’arrivo del pasto? Alla frenesia che si trasforma in voracità? L’aspettativa del cucciolo che ha fame e sente avvicinarsi l’orario del pasto, aumenta notevolmente quando ci vede con la ciotola in mano. Il desiderio diventa velocemente brama, una voglia frenetica di cibarsi il prima possibile. Tutto ciò in alcuni casi può sfociare nella perdita dell’autocontrollo.
Sempre parlando di cuccioli, quanti di voi, mentre il vostro cucciolo dormiva beatamente, si sono avvicinati perchè irrimediabilmente attratti da quel batuffolo di peli angelico e per di più “passivo”? E’ normale che se voi lo svegliate in maniera brusca, lui possa essere risentito emotivamente. Ma anche se lo svegliate delicatamente. Se io ho sonno, voglio dormire. Punto. Del resto le giornate no capitano un po’ a tutti. Dunque mi piace considerare che, anche da questo punto di vista, ci possano essere delle considerazioni che vanno affrontate. Per non parlare poi dell’interazione con i vostri aspetti emotivi…se fossi un cucciolo e dovessi interagire con una famiglia composta da 3-4 persone sarei davvero sotto stress.. - Stress, appunto: se dovessi cominciare a parlare dello stress, la redazione del dogmagazine.it penso mi censurerebbe. In quanto è un argomento complesso tanto quanto quello dell’aggressività. Sicuramente richiederebbe giorni interi per poter essere affrontato in maniera oggettivamente oculata. Mi limiterò soltanto a fare alcune considerazioni in merito alle più comuni forme di stress che possono coinvolgere alcuni cuccioli. E per farlo, continuo sulla base di esempi che ci permettano di visualizzare meglio l’argomento.
Vi ricordate come eravate voi da piccoli? Vi ricordate la carica energetica (fisica e mentale) che dovevate scaricare a tutti i costi attraverso quei giochi frenetici o di abilità? Bei tempi… I maschietti giocavano di solito a pallone, con le figurine, con le costruzioni, a nascondino, c’era chi faceva costantemente a botte con i compagni, c’è chi invece passava ore a leggere Topolino, quelli che facevano le gare a chi faceva pipì più lontano (che infanzia difficile ho avuto…), etc.. Le femminucce invece passavano ore a parlare, a parlare, a parlare….ops, l’ho già detto?!?Dicevo, passavano ore a parlare, a parlare, a parlare, a giocare con le bambole e con le barbie, a parlare, a parlare… (quante delle lettrici si sono infastidite?? bè, cercate di ricordarvi quanto parlavate da piccole … 🙂 ). Scherzi a parte, il senso è che da piccoli è fondamentale riuscire ad incanalare le energie in attività creative, fisiche ed intellettuali, e nel caso non vi fossero possibilità, è normale avere poi dei comportamenti non propriamente corretti o considerati di “disturbo”.

Questi sono solo gli aspetti più generici. Se voleste scoprire il perchè di alcuni comportamenti aggressivi del vostro cane nei confronti del cibo, penso davvero che l’unica soluzione sarebbe quella di chiedere il parere ad un professionista, un istruttore cinofilo di esperienza.
Del resto il suo compito è proprio questo: cercare la strada migliore per costruire una buona relazione tra voi ed il vostro cane. Il suo lavoro deve mirare a fornirvi gli strumenti per comprendere la motivazione di determinati comportamenti e riuscire così, durante il percorso di educazione, ad apportare delle modifiche costruttive circa le vostre interazioni.
Se volessimo parlare in senso lato, potremmo dire che spesso l’atteggiamento aggressivo che il cucciolo sviluppa nei confronti del cibo (a protezione del cibo), nasce anche da un’incongruenza di linguaggio. Il cucciolo passa tantissimo tempo ad osservarvi, a cercare di capire e comprendere il miglior modo per relazionarsi con voi e con questa sorta di “branco-famiglia”. Soprattutto sulla base di tutte quelle differenze fisiologiche che ci sono tra noi e i nostri amici a 4 zampe. Anche qui ho necessità di spiegarmi meglio. Ad esempio, consideriamo la comunicazione olfattiva come forma comunicativa fondamentale del cane, che è un essere macrosmatico. Noi purtroppo, non siamo in grado di comprendere il senso ed il significato di tantissime sfumature che un cane può inviarci attraverso questa forma comunicativa (come non siamo a conoscenza della mole di informazioni che noi trasferiamo attraverso i nostri odori). Il problema di fondo è che il cane non sa che noi non siamo più abili ad interpretare determinati tipi di linguaggi “odorosi”. Posso presumere che con il tempo il cane comprenda che abbiamo questa forma di “handicap”, ma all’inizio è come se non ne fosse ancora consapevole. E’ come se lui ci parlasse e noi non comprendessimo. Il problema è ovviamente duplice, perchè è come se noi intavolassimo un discorso con una persona che parla una lingua straniera. Che ne so… il cinese. Supponiamo che io interagisca con un signore cinese. All’inizio della nostra interazione, io non comprendo il senso ed il significato delle parole. Lui mi parla ed io capisco poco e niente. Ma col passare del tempo e con le dovute associazioni, piano piano comincio a comprendere il significato dapprima di alcune parole, fino ad arrivare poia comprendere anche alcuni periodi completi. Non escludo che con anni di pratica, arriverei a parlare il cinese con una certa dimestichezza. E lo stesso farebbe il signore cinese con me. Ma ci vuole affiatamento, ci vuole pratica, ci vuole pazienza e soprattutto voglia di cooperare. In poche parole ci vuole COMUNICANZIONE. Ed il cane, in questo senso, penso sia davvero il miglior amico dell’uomo. Nonostante questi nostri “handicap”, nonostante le incomprensioni, nonostante tutto, lui è sempre pronto, giorno dopo giorno, a rimettersi in discussione per avviare una relazione con noi (parlo del cane, non del signore cinese..)

Ma vediamo ora qualche consiglio affinchè ci possa essere una migliore comprensione del comportamento aggressivo che il cucciolo sviluppa con la ciotola o con il cibo. Intanto ribadisco il concetto che è fondamentale che ogni caso venga visto in maniera attenta ed oculata. Ma di sicuro ci sono dei comportamenti che noi potremmo adottare affinchè il nostro “batuffolo di pelo” si comporti in maniera meno competitiva.
Il primo consiglio è quello di evitare di stuzzicare il suo muso con quei giochi davvero irritanti che molti di noi fanno. A voi piacerebbe se io cominciassi a pizzicarvi le guanciotte, magari accompagnando questo gesto con un tono fastidioso, guardandovi negli occhi, assumendo una postura di dominio nei vostri confronti? Non sarebbe quanto meno irritante, se non al limite del “prova a rifarlo che ti stacco le mani”???
I giochi di mani, mi insegnava mia madre da piccolo, sono giochi da villani. E questo è un aspetto che ora, in relazione al mio branco e ai miei clienti, comprendo perfettamente.
Il secondo consiglio è quello di non assumere un atteggiamento avversativo nei confronti della ciotola. Come dite? Il vostro vicino vi ha consigliato di togliere la ciotola mentre il cucciolo mangia perchè così esprimete “dominanza”? o peggio, al parco vi hanno consigliato di picchiare il cane quando ringhia in presenza della ciotola? Penso che questi non siano consigli, ma siano le più grandi cazzate (scusate il termine) che voi possiate fare con il vostro cucciolo. Premesso che un principio di base dell’etologia ci insegna che ad aggressività corrisponde sempre aggressività, immaginate cosa può accadere nella testa del vostro cucciolo affamato quando provate a togliergli la ciotola mentre mangia…uhm…Se qualcuno provasse ad avvicinarsi al mio piatto mentre sto mangiando, mettendo le mani dentro la mia porzione di lasagne o di parmiggiana, non solo gli conficcherei la forchetta nella mano, ma penso potrei utilizzare anche il coltello per condire meglio il mio prelibatissimo pasto…e non sto esagerando (provare per credere!!!)

Evitate errori comuni di questo tipo, quello che potete fare è proprio l’opposto. La vostra mano deve avere una valenza positiva, deve essere vista dal cane come fattore propositivo e non competitivo. Prendente una manciata di cibo e mentre lui mangia (ovviamente se non ringhia e se non si sono già create condizioni competitive) dategli una leccornia o qualcosa di davvero saporito. L’idea che deve nascere nella sua testa è: se tizio mette la mano all’interno della ciotola, anche solo per sbaglio, io non ne subirò in termini di benessere. Anzi! Nessuno qui vuole rubarmi la pappa e quelle “zampe umane” sono qualcosa di esageratemente positivo, ogni volta mi danno tante cosine buone da mangiare….mmhhh..però! Mica male!!
L’ultimo consiglio è relativo allo stile di vita del cucciolo. Una corretta attività fisica ed un giusto impegno cognitivo conducono senza ombra di dubbio ad uno sviluppo armonioso della vostra relazione, oltre ad essere un vero e proprio toccasana per il suo benessere.
Le passeggiate dovranno essere adeguate alla capacità fisica del cucciolo, bilanciate e sicuramente volte a favorire anche lo scarico emotivo (chiamiamolo stress in maniera molto superficiale) di tutte quelle tensioni e incomprensioni che possono verificarsi all’interno dell’ambiente domestico. 5 – 6 passeggiate al giorno di mezz’ora aiutano il cucciolo ad indirizzare ed incanalare meglio quell’energia di cui vi parlavo qualche minuto fa. Se le accompagnassimo con attività ludiche sarebbe di certo il non plus ultra… E ci credo! Quale cucciolo non vorrebbe divertirsi?
E se proprio avete qualche dubbio, non esitate a contattare un bravo istruttore cinofilo che possa farvi da guida nel corretto sviluppo comportamentale del vostro cucciolo. Non aspettate che sia adulto, non aspettate che gli atteggiamenti aggressivi si consolidino. Una vecchia pubblicità diceva che prevenire è meglio che curare. E credetemi, non c’è niente di più vero quando si parla di problemi comportamentali, soprattutto se riferiti ad aspetti competitivi o aggressivi.
Confrontatevi sempre con chi ha condotto degli studi seri ed approfonditi in materia di comportamento ed educazione cinofila.
Buon appetito a tutti.
Claudio Minoli – Centro Cinofilo Psycodogs – 339.3553035
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