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a cura del Dott. Maurizio Dionigi – Centro Cinofilo Del Chiaro di Luna – Cesena (FC)

ADESSO BASTA: PERCHE’ NON RINNOVERO’ LA TESSERA APNEC

Maurizio DionigiHo contribuito alla costruzione dell’APNEC; sin dall’inizio mi sono impegnato direttamente: due anni come vice presidente, otto anni come presidente. L’idea che era nella mente di Luigi Polverini e nella mia (a questo punto non posso essere certo di altro) era quella di creare una associazione che rappresentasse la categoria degli educatori cinofili, fornisse gli strumenti per creare una cultura cinofila d’eccellenza, e operasse per ottenere, a livello legislativo, il riconoscimento della professionalità della figura dell’educatore cinofilo.
In dieci anni (certamente insieme ad altri) abbiamo ottenuto molto: il riconoscimento dell’Associazione da parte del Ministero, l’approvazione della legge relativa alle nuove professioni.
A questo punto però qualcosa si è fermato e nell’APNEC ha cominciato a prendere corpo un’idea, a mio avviso perniciosa, che abbandonava il perseguimento dell’eccellenza della cinofilia a favore di una qualunquistica “rappresentatività sindacale” in virtù della quale non importava più la qualità, ma solo la rappresentatività di una categoria che, in quanto tale, è fatta di eccellenze, mediocrità e anche inadeguatezze . I segnali, per me erano chiari, e ho rinunciato ad ogni incarico associativo.
E’ passato un po’ di tempo e ciò che ho fatto non è ancora sufficiente. Credo profondamente che un’Associazione debba essere democratica, pluralista e trasparente.
Democratica. L’Assemblea Nazionale dei Soci è l’organo sovrano dell’Associazione: l’APNEC, però, la convoca una volta ogni tre anni lasciando poco più di due ore per un dibattito che, gioco forza, ha al centro mozioni, ordini del giorno, esame delle liste (composte sulla base di non si sa quali meriti cinofili), e non permette certamente né di dibattere le problematiche associative né, tanto meno, di portare all’attenzione problematiche reali e sulle quali occorrerebbe un confronto autentico. Per riuscire a convocare l’Assemblea ogni tre anni è stato “ideato” il Consiglio Nazionale, organo senza potere reale, ma con l’importante funzione di approvare il bilancio ed evitare la convocazione annuale dell’Assemblea.
Pluralista. La Direzione Nazionale è costituita, per nove componenti su undici (81%), da Docenti o Assistenti operanti in una unica Scuola di proprietà di una S.r.L., società privata, che, da sola, gestisce più corsi di formazione delle altre cinque Scuole Accreditate presenti in Italia. La stessa società privata ha presenze significative nei Probi Viri, nel Consiglio Nazionale e nei Consigli di diverse Regioni. Forse questo è pluralismo, ma io lo chiamo conflitto di interessi, e autoritarismo inaccettabile che determina, di fatto, inaccessibilità alle decisioni.
Trasparenza. Non esistono criteri (noti o meno) per la composizione delle liste per gli organi nazionali e, di fatto, nessuno può proporre liste alternative con tanti nominativi; tra i tanti nominativi è possibile inserire anche chi non avrebbe alcun diritto di essere eletto. Le liste vengono poi presentate pochi momenti prima delle votazioni (che avvengono, naturalmente, con delega) rendendo, nuovamente impossibile, ogni alternativa. Si opera sulla base di uno “statuto” carente e aperto a manipolazioni di ogni tipo. Si attuano scelte che spetterebbero all’Assemblea dei Soci in aperta, ma non immediatamente evidente, contraddizione con lo stesso Statuto. In “compenso” i Verbali della Direzione sono, per trasparenza, pubblicati sul sito.
Con queste premesse non è possibile continuare a sostenere l’APNEC. Tra qualche anno forse tutto cambierà; certo ora non si intravvede alcuna possibilità di cambiamento se non peggiorativa. Si rischia di creare una pericolosa identità, anche “culturale”, tra APNEC e la visione della cinofilia rappresentata da una solo Scuola (è semplice l’equazione: tanti corsi, tanti allievi, tanti iscritti, tanti voti, tanta cinofilia di un’unica estrazione).
Spiacente, fermate il treno perché voglio scendere!

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Redazione DM.it