A cura di Anna De Romita – educatrice cinofila Bari
Un cucciolo è appena nato. La sua vita ha inizio. Il “fuori” che lo ha accolto è difficile da conoscere. Gli occhi sono ancora chiusi, l’udito non può aiutare e i movimenti del corpo sono più che altro rotolamenti e scivoloni.
Il povero cucciolo cerca sicurezza, punti di riferimento, cibo e calore. I movimenti del corpo non lo aiutano, però riesce lentamente a capire dove dirigersi. Il contatto fisico con le superfici calde o fredde lo orienta a distinguere un pavimento da una coperta, la luce calda di una lampada dall’ombra fredda di un angolo buio e soprattutto gli permette di riconoscere la mamma, fonte di nutrimento, calore e protezione.
Il tatto è il primo senso attraverso il quale il cane fa esperienza del mondo. Ha così inizio la prima esplorazione di ciò che lo circonda. Le terminazioni nervose sparse su tutto il suo corpo sono portatrici instancabili di messaggi di piacere, disagio, rilassatezza, fastidio, fiducia o diffidenza. Le sensazioni vengono trasmesse al cervello anche attraverso quelle che potremmo definire le mani del cane in quanto strumento principale del tatto: le vibrisse e i peli tattili, le prime situate sopra gli occhi, sulla mascella e sul naso; i secondi diffusi sulle zampe.
Il cucciolo, se allontanato dalla madre si lamenta con forza e dondola energicamente la testa nel tentativo di ricreare quel contatto così benefico e rassicurante. Esami attenti delle cucciolate hanno da tempo dimostrato in maniera inconfutabile l’importanza di quel contatto sin dalle prime settimane di vita. La mamma, i fratelli e le sorelle e successivamente la mano dell’uomo saranno le porte che apriranno la strada ad un futuro da cane felice ed equilibrato o da cane problematico. Se una o più di queste porte saranno “chiuse” o “semi-aperte” per assenze o carenze di una o degli altri il cucciolo maturerà di certo delle difficoltà nel relazionarsi al mondo esterno e/o ai suoi simili o agli esseri umani. L’insicurezza e l’inesperienza potrebbero così spingere il cane stressato o in preda alla paura a rispondere al tentativo di un contatto con comportamenti di difesa: morso, fuga, “freezing” (immobilizzamento: quando il livello elevato di stress porta il cane a rimanere immobile in attesa che lo stimolo disturbante cessi) e ciò a volte anche verso il proprietario stesso.
Nel cosiddetto periodo neonatale che comprende le prime due settimane di vita del cane, il cucciolo inizia a sviluppare la sensibilità tattile proprio grazie ai contatti con la madre e con gli altri cuccioli, contatti continuamente cercati a causa dell’incapacità dei piccoli di regolare la propria temperatura corporea. Rimanendo vicini alla mamma e ai fratellini e alle sorelline il cucciolo riesce a mantenere un giusto livello di calore e sviluppa comportamenti riflessi direttamente collegati al senso del tatto. In questi primi giorni di vita, infatti, la mamma induce la respirazione e l’eliminazione delle feci attraverso la stimolazione delle aree ombelico-genitale e ano-genitale e la sensibilità al tatto, già sviluppata nel cucciolo, permette all’organismo di reagire prontamente al solo contatto. Tale reazione si verificherà anche nel caso in cui in assenza della madre o in presenza di una madre inesperta sarà necessario l’intervento umano.
Altre prove della precoce sensibilità tattile del cucciolo sono date dal riflesso di suzione e dal riflesso labiale: il solo contatto con una superficie morbida e calda fa sì che il nostro piccolo amico a quattro zampe metta in movimento le labbra e la lingua come di fronte alla mammella materna.
Generalmente, il cane adulto equilibrato accetta di buon grado la carezza o comunque il contatto con la mano dell’uomo anche se rimane valida la regola del rispetto nei confronti di un cane estraneo che potrebbe non gradire le attenzioni di uno sconosciuto. E non dimentichiamo che uno dei segnali per eccellenza, indicatore di benevolenza e buoni sentimenti è per noi umani l’abbraccio che, al contrario, è considerato dal cane un gesto invadente interpretabile come aggressione o tentativo di imporre una posizione gerarchica dominante oppure come tentativo di monta.
Ora, stabilito che il cane per definizione non interpreta positivamente l’abbraccio e può mal sopportare un eccesso di coccole, carezze e attenzioni e stabilito che il tatto è il primo senso attraverso il quale il cucciolo si relaziona al mondo circostante…ricordiamo l’importanza della nostra diponibilità e capacità di “leggere” il cane. Quando, cioè, stabiliamo una relazione con un cane che diventa il “nostro” cane e condividiamo con lui la quotidianità è nostro dovere essere sempre accorti nel cogliere eventuali segnali di stress o di benessere e le loro variazioni nel tempo. Un comportamento gradito potrebbe improvvisamente diventare spiacevole per il cane e scatenare una reazione conseguente…ma ciò non avviene mai senza un motivo! D’altra parte, il nostro fidato amico impara a conoscerci e a decifrare il senso dei nostri comportamenti se noi gli permettiamo di vedere coerenza in noi.
Inoltre, la carezza, la coccola, il contatto fisico in senso lato procurano solitamente rilassatezza, serenità e riduzione dello stress ma soprattutto rappresentano per il cane un rinforzo…cioè qualcosa che può aumentare o diminuire la frequenza di un comportamento e che, pertanto, va usato con criterio e coerenza come una vera e propria forma di comunicazione tra noi e Fido. E la comunicazione più efficace è quella che si assicura sempre rispetto e reciproca comprensione.
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